Servire

Maria rimase con Elisabetta circa tre mesi. Poi tornò a casa sua. (Lc 1,56)

Una piccola annotazione, a margine di un grande canto di lode. Un appunto, che potrebbe sembrare di poco conto, dopo una sinfonia dai toni così elevati. E invece, in questo trattenersi di Maria presso la casa della cugina Elisabetta per circa tre mesi, c’è il motivo stesso del suo andare in fretta verso Ain-Karim. Il motivo è la carità “sollecita”, la signoria del servizio nell’amore, quasi un’anticipazione dell’insegnamento di Gesù. “Io sto in mezzo a voi come un servo” (Lc 22,27). Osiamo dire con audacia che, prima ancora di Gesù, Maria, sua madre, ha deposto le vesti, preso un asciugatoio, versato dell’acqua in un catino e lavato i piedi ad una figlia d’Israele per circa tre mesi, mostrandosi Madre di Dio e madre nostra fin da allora: il Maestro, suo figlio e nostro Signore, nella notte oscura del tradimento, esprimerà in pienezza ciò che aveva imparato da Maria. Noi diremmo: “Gesù è tale e quale sua madre!”
Sentiamoci contagiati nell’impegno da questo pensiero di una grande convertita francese, Madeleine Delbrèl. “Se dovessi scegliere una reliquia della tua Passione, prenderei proprio quel catino colmo d’acqua sporca. Girare il mondo con quel recipiente e ad ogni piede cingermi dell’asciugatoio e curvarmi giù in basso, non alzando mai la testa oltre il polpaccio per non distinguere i nemici dagli amici, e lavare i piedi del vagabondo, dell’ateo, del drogato, del carcerato, dell’omicida, di chi non mi saluta più, di quel compagno per cui non prego mai, in silenzio finché tutti abbiano capito nel mio il tuo amore, Signore”.

Maria, tu che,
con carità sollecita,
hai servito in Elisabetta
ogni figlio d’Israele,
dona alla Chiesa di Cristo
di andare per il mondo
a servire ogni uomo e tutto l’uomo,
finché ogni uomo abbia capito
che l’amore di Cristo
trasfigura ed accende
il cuore dei credenti.

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