Maria – scrive S. Agostino – ha concepito Cristo prima nel cuore che nel grembo” Cioè grazie alla fede e all’obbedienza, per le quali l’evangelista Luca la proclama beata, per bocca di Elisabetta. Una fede coraggiosa, che “fa fatti e non parole”, come quella che respiriamo nell’audacia di tanti uomini e donne che hanno scommesso tutto su Dio e sul suo regno, esprimendo, da credenti credibili, la loro dedizione a Dio e all’uomo perché hanno preso sul serio il dono e ’impegno del loro battesimo. Per la loro testimonianza di fede, Cristo ha continuato a nascere nel grembo del mondo! E noi, come Elisabetta, li acclamiamo beati, “ci congratuliamo, ci felicitiamo con loro, facciamo i nostri complimenti per quanto di buono è loro capitato” Cos’è dunque la beatitudine cristiana? Essa consiste nel fatto che Dio sta all’opera nella nostra vita e interviene in nostro favore, non perché noi siamo più bravi degli altri, ma perché Lui è padre e noi ci sentiamo figli. E di questa dignità di figli ne facciamo uno stile di vita per il quale siamo disposti a rinunciare a qualsiasi altra cosa, per quanto importante e cara possa essere, persino alla vita stessa. Questa consapevolezza, che cresce man mano che ci lasciamo afferrare dalla bellezza e dal fascino del regno di Dio, ci rende beati, anche nelle tribolazioni.
Perseguiamo lo stile della beatitudine evangelica che è essenzialmente un temere il Signore, camminare nelle sue vie, odiare il male e amare il bene, affidarsi a Lui, ascoltare e custodire la sua parola e credere, infine, nel compimento delle sue promesse, pur non avendo visto.
Te beata, o Maria,
perché ti sei inoltrata speditamente
lungo le vie del Signore;
hai amato il bene
e respinto il male con orrore;
ti sei affidata a Lui, dimentica di te stessa;
hai ascoltato e custodito la Sua Parola
anche quando è stata
misteriosa e trafiggente;
e hai creduto nel compimento delle sue promesse,
esultando di gioia per Colui
che ti ha creata e chiamata madre.