Povertà profetica

Ha rimandato i ricchi a mani vuote. (Lc 1,53)

Cosa vuol dirci Maria con questa espressione? Cosa vuol dirci il Figlio quando afferma che” è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio” (cf Mc 10,25)? Che le ricchezze sono in se stesse incompatibili con il Regno dei cieli? O che costituiscono un’insidia, un pericolo sempre in agguato? O che c’è un modo iniquo di usare le ricchezze? La Chiesa, per essere povera, libera interiormente ed aperta alla carità, deve camminare sulla scia della comunità cristiana delle origini, nel distacco, nella condivisione, nella distribuzione, per essere veramente … non spazio di accumulo ma grembo di fraternità e mensa per tutti. Il denaro è un dono, se viene condiviso, ma diventa un idolo se viene trattenuto avidamente. Convertendoci alla sobrietà del vangelo, denunciamo con segni efficaci la mentalità di questo mondo, e soprattutto testimoniamo che la vita non dipende dai nostri averi (cf Lc 12,15). Dobbiamo essere capaci di adoperare i beni della terra nella continua ricerca dei beni del cielo e di usare di tutto senza diventare schiavi di nulla, con piena libertà, vero distacco e generosa sensibilità verso i deboli e i poveri. Ovviamente, non si intende, con questo, sminuire l’importanza dei beni terreni, né tanto meno giustificare una visione “pauperistica” della vita, quasi che sia un valore la povertà in sé: non si propone la miseria, ma il giusto atteggiamento verso il denaro e le cose. Un uso più giusto e condiviso dei beni restituisce dignità alla nostra esistenza!
Educhiamoci in occasioni di particolari celebrazioni (prime comunioni, cresime, matrimoni) ad evitare ogni sfarzo. La vera festa è nella gioia di donare ai poveri e di sostenere il cammino della Chiesa, casa spirituale di tutti.

Donaci, Maria,
in questo nostro tempo
in cui l’uomo sembra
essersi ingolfato
nella ricerca spasmodica
dei beni materiali
e nell’uso scriteriato del denaro,
di essere seguaci
di verità, nella libertà,
per la carità.

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