L’ora della vita

Alcuni di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, e non gli dicono niente. Che forse i capi abbiano riconosciuto davvero che egli è il Cristo?

Come alcuni abitanti di Gerusalemme, anche noi ci poniamo delle domande su Gesù. Chi è per me Gesù? E soprattutto, cosa ci vuole dire Gesù, un uomo nato duemila anni fa, in un contesto così diverso dal nostro da risultare a tratti incomprensibile? Eppure, l’umanità è sempre la stessa: oggi come allora ci sono i ricchi e i potenti, i deboli e gli sfruttati, chi lotta per la verità e la giustizia e chi solo per se stesso e il proprio potere.
Il messaggio di Gesù vale ancora oggi, perché è un messaggio di rottura, di rivoluzione. Egli ci dice che i soldi non valgono, a valere sono le persone, anche quelle ai margini. Ci dice che ciò che conta è come siamo dentro, non i vestiti che indossiamo, le griffe che vogliamo comprare. Che l’importante è come ci comportiamo con gli altri. E, in definitiva, che ciò che conta davvero è l’amore.

Nelle nostre giornate
nel tempo della vita,
ci inviti a conoscerti, Signore,
a cercarti attraverso la tua Parola
negli eventi della nostra storia.
Fa’ che ti sappiamo accogliere
per vivere con te il nostro cammino.

La gloria

«Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita. Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio».

È facile rallegrarsi per ciò che ci appare bello e facile: un’idea che è nata nel mio gruppo, che ho proposto io, che portiamo avanti animandoci a vicenda. Ma la proposta di Gesù è più esigente, e non riceve gloria da nessuno. Gesù è l’inviato del Padre, non si compiace di sé, è il Padre che testimonia che lui è il Figlio prediletto. Chi segue Gesù si riconosce non dalla superficie e dall’apparenza, ma dalla concretezza. Dall’amore che traspare dalle opere, dalle azioni che fa, dai fatti concreti che compie, anche se a tratti sono difficili e faticosi. Solo Gesù può dire di conoscerci, e solo lui può dire se le nostre opere vengono veramente dal Padre.

Insegnami, Signore,
a non vantarmi delle cose che faccio.
L’esempio che tu mi dai
è il servizio agli altri e non la gloria,
il cercare la volontà del Padre.
Anche se agli occhi degli altri
ciò che faccio ha un valore,
forse anche lodevole,
serbami nell’umiltà
e fa’ che non si inorgoglisca il mio cuore.

Dio veramente

In quel tempo, Gesù rispose ai Giudei: “Il Padre mio opera sempre e anch’io opero”. Proprio per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo: perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.

Nell’accesa diatriba tra i farisei e Gesù, a seguito della guarigione del giorno di sabato sentita ieri, Giovanni annota che Gesù violava il sabato e chiamava Dio suo padre, facendosi uguale a Dio. Ce lo scordiamo, alle volte, del fatto che Gesù è stato ucciso a causa di questa supponenza, di questa arrogante pretesa. Conosco delle persone che si fermano all’umanità di Gesù, che ne ammirano la forza interiore, la coerenza, la serenità, la predicazione ma che considerano un’invenzione maldestra della Chiesa il fatto di avere divinizzato un grande personaggio della storia. Beh, amici, leggendo i vangeli possiamo affermare con certezza che – secondo i testimoni del tempo – Gesù in più di un’occasione ha agito e parlato identificandosi con Dio, cosa tanto più sconcertante perché avvenuta in seno ad un popolo che faceva dell’unicità e dell’alterità di Dio la propria gelosa peculiarità. Io credo che un grande uomo che si prende per Dio sia un povero pazzo. O che – invece – sia veramente ciò che dice di essere…

O Dio onnipotente ed eterno,
che hai dato come modello agli uomini il Cristo tuo Figlio,
fa’ che abbiamo sempre presente
il grande insegnamento della sua passione,
per partecipare alla gloria della risurrezione.

Beati gli ultimi

Gesù disse al malato: «Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina». E sull’istante quell’uomo guarì e, preso il suo lettuccio, cominciò a camminare.

Da quanto tempo quest’uomo voleva essere guarito! Ma altri, più forti, sono i primi ad arrivare, i soli a prendersi il rimedio. Quest’uomo rappresenta tutta l’umanità – ciascuno di noi! – che non entra in questi privilegiati che salvano se stessi, ma che pure continua a nutrire la speranza di essere guarita… da qualcuno! Eppure, anche noi spesso siamo come quei privilegiati che senza neanche guardarsi attorno sgomitano per entrare per primi nella piscina. Vogliamo essere i primi della fila, non perdere il nostro posto. Ma aspettiamo un attimo, fermiamoci! Guardiamo se c’è qualcuno che ha più bisogno di noi. Cediamogli il posto, lasciamolo andare avanti. Gesù lo vede, lo sa, non ci delude. Il tempo per noi arriverà.

Signore Gesù,
non vogliamo salvarci
con le nostre forze.
Ti abbiamo conosciuto:
tu vuoi salvarci,
e ti aspettiamo.
Donaci la gioia di essere tra gli ultimi
che per primi sono raggiunti e salvati
dal tuo amore.

Lui “guarisce”

Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino. Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!».

Nel nostro cammino, nella nostra vita, quali sono gli atteggiamenti che necessitano di conversione, di “guarigione” da parte di Gesù? Proviamo a fare un elenco. Scriviamo, uno dopo l’altro, i comportamenti che vorremmo cambiare. In casa, a scuola, al lavoro, con gli amici. Sicuramente c’è qualche atteggiamento che possiamo migliorare, su cui possiamo lavorare. Gesù, in questo, può darci una mano. Si siede accanto a noi, e se ci mettiamo in ascolto possiamo sentire la sua voce che ci suggerisce: “Fai così”.
Allora anche noi, come il funzionario del re, poniamo con fiducia nelle sue mani le nostre fragilità, il nostro essere peccatori, perché ci possa guarire, e per essere a nostra volta portatori di vita e speranza ai fratelli.

Signore misericordioso,
medico dei nostri cuori
e delle nostre menti,
aiutaci ad accogliere
il tuo amore per noi,
che dilata il nostro sguardo
verso tutti coloro che incontriamo.

Lo sguardo su di lui

Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.

Non dubitarne, amico, Dio ti ama fino a morire, Dio ti è vicino fino ad abbracciarti e desidera il tuo bene più di quanto tu stesso lo desideri… La nostra vita consiste, allora, nello scoprire la strada, nel percorrere la luce che Dio ci indica, nell’accogliere il destino di bene che Dio prepara per ciascuno di noi. La croce che ormai si staglia all’orizzonte del nostro percorso quaresimale, non è un raccapricciante strumento di tortura che suscita devozione, ma la misura dell’amore di Dio; Gesù dice di essere disposto a morire e osteso, pur di svelarci il vero volto di un Dio che spinge dalla mia parte, che desidera il mio bene. Per scoprire questo sentiero di luce, ci dice il Maestro, dobbiamo fare la verità dentro noi stessi, cercarla, questa verità, e viverla con semplicità. Non è facile essere cristiani, né diventare uomini: il Signore ci incoraggia e ci sostiene in questo cammino ricordandoci, come dice san Paolo, che la salvezza è gratis, che non è da conquistare o da meritare ma da accogliere e da vivere con gioia. Fissiamo anche noi lo sguardo su colui che sarà innalzato e che ci manifesta la misura incolmabile dell’amore di Dio.

Dio buono e fedele, che nel tuo Figlio innalzato sulla croce
ci guarisci dai morsi del maligno,
donaci la ricchezza della tua grazia,
perché rinnovati nello spirito possiamo corrispondere
al tuo eterno e sconfinato amore.

Una zolla di terra

Gesù disse questa parabola per alcuni che presumevano di esser giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore. Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell’altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato».

Nel mondo della Bibbia gli “umili” sono coloro che si ritengono piccoli, seduti per terra. Umiltà è una parola che deriva dal latino humus, che significa “terra”. Un piccolo seme, nascosto in una zolla di terra ricca di sostanze nutritive, può diventare un’enorme e magnifica pianta! Riconoscersi piccoli allora non vuoi dire per niente essere degli smidollati, ma al contrario significa avere occhi capaci di vedere in profondità tutte le potenzialità racchiuse nel piccolo seme della nostra interiorità.

Padre, impariamo a riconoscere
la nostra piccolezza
ad affinare la nostra vista,
vedere in profondità dato a ciascuno di noi.
Fa’ che ci sentiamo al sicuro
fra le tue braccia di Padre misericordioso,
senza esaltarci per quello
che di buono facciamo.

Il valore aggiunto

Si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”.

In questo brano non si dice che il sacrificio non vale, ma che l’amore «vale di più»! È proprio vero: fare sacrifici anche grandi soltanto per ottenere un guadagno è diverso che spendersi per amore di qualcuno. Nel primo caso si obbedisce a una legge di necessità e si può cadere nell’opportunismo, nel secondo si ha a cuore il bene della persona amata, raggiunto il quale si è felici anche se si è in perdita. Questo è il regno di Dio!

Signore Gesù,
tu che hai mostrato
il tuo amore per noi
fino alla morte di croce,
non lasciarci allontanare
su strade di convenienza,
in una vita fatta di dare per ricevere,
ma avvicinaci alla gioia
di donarci al Padre
e al nostro prossimo.

Dalla nostra

In quel tempo, Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle rimasero meravigliate”.

Si parla poco e male del demonio. In questi nostri tempi confusi abbiamo abbandonato l’approccio misurato e prudente della scrittura per fare spazio ad una visione ossessiva e squilibrata del male. Esiste il demonio, certo, e Gesù ne è ben consapevole. Ma non è quell’eroe tragico e interessante che ci viene presentato da una letteratura e una cinematografia scadente. Il demonio è colui che divide e che ci inganna, che ci fa credere che Dio è un concorrente, non un alleato. Gesù viene accusato di compiere miracoli mediante un potere oscuro. Davanti a questa accusa così risibile, trova la forza di argomentare: per quale misteriosa ragione il demonio dovrebbe liberare gli indemoniati? La lezione che ci giunge da questa pagina è che dobbiamo vegliare su noi stessi: non è necessario essere indemoniati per allontanarsi da Dio! Lasciamo il demonio e le tentazioni ai santi, siamo capaci da soli a rovinare la nostra vita interiore… Ma, se vogliamo, abbiamo un uomo forte che vigila alle porte del nostro cuore e della nostra coscienza: il signore Gesù che ha definitivamente sconfitto l’avversario. In lui confidiamo.

Signore, come un Padre provvidente
tu sei sempre accanto a me.
Ti prego, un solo tuo dito mi basta
per sentirmi sostenuto
e ricominciare a camminare con te.

Antico e nuovo

«Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».

La legge e i profeti hanno raffigurato l’attesa di un bene più grande, hanno vissuto il dramma di una vita alla ricerca del vero bene, hanno desiderato l’incontro con Dio. Gesù è l’atteso, è venuto per dare compimento a ciò che l’Antico Testamento già prefigurava di lui.
In lui c’è il compimento e la perfezione dell’amore del Padre, e la sua vita ne dà testimonianza. Chi insegnerà agli altri la legge dell’amore che Gesù è venuto a portare, avrà un posto grande nel Regno dei cieli. È questa l’unica legge in vigore!

Signore,
a volte sento il peso
di ciò che si deve
o non si deve fare.
Però, se guardo a chi mi dice questo
in casa o fuori casa
comprendo che lo fa per il mio bene
e non per ostacolare le mie scelte.
Permettimi di capirlo,
di accettarlo,
e di esserne riconoscente.