Sempre!

Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette».

Chi ascoltava da Gesù l’espressione «settanta volte sette» capiva che voleva dire: “Sempre!”. A noi, come a Pietro, di fronte a un torto subito viene spontaneo pareggiare i conti, e ci sembra già tanto dover perdonare fino a sette volte! Invece “perdonare” significa “amare”, e quando si vuoi bene a qualcuno i conti non tornano mai, si vorrebbe amare ed essere amati per sempre. Infatti noi vorremmo essere perdonati sempre da chi ci vuoi bene, e non ci basterebbe di sicuro ricevere solo settanta gesti d’amore o settanta carezze! L’amore respira l’eternità, anche nei gesti che compiamo, anche nel perdono che concediamo e ci viene concesso.

Non è facile, Signore, perdonare,
perché non è facile amare fino in fondo,
donando noi stessi a chi amiamo.
Gesù ha donato la sua vita per noi, fino alla fine,
e noi sul suo esempio
vogliamo imparare ad amare così,
assaporando la pace profonda
che nasce in noi quando riusciamo,
nei piccoli gesti quotidiani,
a perdonare di vero cuore.

Sulle orme di Dio

All’udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno; si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio. Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò.

La salvezza è per tutti! Il dramma di un Israele che ritenendosene proprietario esclusivo “caccia fuori” da sé il Messia per ucciderlo, non ferma, anzi compie la volontà di Dio: dalla Pasqua di Gesù uscirà la Chiesa, che raccoglie gente di ogni lingua, popolo e nazione.
Gesù “passa in mezzo” a noi, non si ferma! Il suo cammino di amore verso tutti diventi anche nostro! Se ci chiudiamo in noi stessi, cacciamo fuori Gesù; se lo seguiamo, rimarremo con lui e una moltitudine di fratelli.

Signore Gesù,
portaci fuori dai confini ristretti
della nostra presunzione
ed esclusione dell’altro.
Portaci con te
su sentieri di condivisione
del tuo amore incontro a tutti.

Il centuplo d’interesse

Gesù disse ai farisei: «C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto».

La parabola ci parla di un uomo ricco di beni terreni, che prima o poi perderà, ma povero del bene eterno: l’amore divino, di cui tutti abbiamo e avremo sempre sete! Opposta invece la scelta di Lazzaro: materialmente povero, ha però un cuore buono. A dircelo è non soltanto il suo ritorno felice a Dio, ma lo stesso ricco che invoca un sollievo da parte sua.
Il ravvedimento del ricco è però tardivo, arriva fuori tempo massimo, e a nulla valgono le sue richieste di avvertire i fratelli ancora in vita. Evitiamo di commettere lo stesso errore: l’amore di Dio è la nostra eredità eterna, ma anche il nostro tesoro già su questa terra. Godiamone!

Signore Gesù,
l’amore inesauribile che sempre ci doni,
anche quando non è corrisposto,
e anzi dimenticato da chi corre dietro ad altre ricchezze,
attiri il nostro cuore
e coinvolga tutta la nostra vita

Essere casa

Gesù disse ai venditori di colombe: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!».

Gesù sa bene che, allora come oggi, esiste un modo di avvicinarsi a Dio che ha a che fare più col mercanteggiare che con la fede. Perché Gesù se la prende tanto con i mercanti del Tempio? Posso rimanere infastidito dai tanti ninnoli inutili venduti fuori dalle porte di un Santuario, ma non mi scandalizza se qualche devoto vuole portarsi a casa un ricordo del suo pellegrinaggio! Ciò che Gesù contesta radicalmente è la visione soggiacente a questo mercanteggiare: voler comprare dei favori da Dio. Offrire un olocausto, gesto che in origine significava riconoscere la predominanza di Dio su ogni vita, poteva diventare una specie di contratto, di corruzione di pubblico ufficiale: cerco di convincere Dio ad ascoltarmi, gli offro qualcosa che lo possa piegare alla mia volontà… Anche oggi succede così: partecipiamo a Messe noiosissime, facciamo qualche offerta, pratichiamo faticosamente qualche fioretto con la segreta speranza che Dio possa (finalmente) ascoltarmi. È sempre così distratto, Dio, che si sia dimenticato di me? Non è a un despota da corrompere, né a un potente lunatico che ci rivolgiamo nella preghiera, ma al Dio di Gesù, che sa di cosa hanno bisogno i propri figli! La prima purificazione da fare, è quella di convertire il nostro cuore al Dio di Gesù.

Signore Gesù, vieni, bussa ancora alla mia porta:
entra nella profondità del mio cuore,
porta la luce negli angoli che sono oscuri,
ripulisci la casa che ti vuole ospitare.

Riconoscenza

«Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto».

La mancata riconoscenza del bene ricevuto ci mette nella situazione di giudicare gli altri, di essere esigenti, di voler sempre di più. AI centro di tutto ci sono solo io e le mie priorità. I miei occhi non sanno vedere altro.
Solo l’amore incondizionato e libero di un padre può mettere il giovane di questa parabola sulla giusta via. Specchiandosi nell’amore del padre, egli saprà riconoscere la miseria che abita il suo cuore. Riconoscerà quanto l’amore di Dio è gratuito per chi ama, non esige nulla in cambio, e che accettandolo potrà cambiare anche il suo modo di vivere.

Grazie, Signore,
perché tu mi accogli sempre!
Quante volte, lontano da te,
mi sono sentito uno straccio,
ma mi è bastato alzare lo sguardo
e incontrare il tuo corpo crocifisso
per ritrovare fiducia in me stesso
e coraggio per ricominciare.
Perché tu mi ami!

La pietra scartata

Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano…».

Un artista che vuole realizzare un mosaico sceglierà le pietre più adatte al suo lavoro in base al colore, alla dimensione, alla levigatura o alla ruvidezza… e quelle che ritiene meno belle o inutili le scarta e le mette da parte. Dio invece usa criteri molto diversi per manifestare il suo progetto, che è la salvezza del mondo.
È un artista così geniale che si diverte a scegliere proprio le pietre che noi scartiamo o riteniamo meno importanti, le posiziona in un posto strategico, così che diventino le pietre d’angolo, le più importanti, quelle che sorreggono l’intera costruzione!

Gesù,
molte volte faccio fatica
a capire qual è il mio posto
nel tuo grande progetto per l’umanità.
Tu che solo sai guardare nel cuore di ciascuno,
insegnami ad avere fiducia in te e nelle mie capacità.
Anche quando mi sento messo da parte,
scartato e inutile,
fammi scorgere la bellezza
del disegno che tu hai pensato per me.

In ascolto

Mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici e lungo la via disse loro: «Ecco, noi stiamo salendo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi, che lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché sia schernito e flagellato e crocifisso; ma il terzo giorno risusciterà».

Quando Gesù ha da “comunicarci” qualcosa d’importante per la nostra vita con lui, ci chiama in disparte. Sono momenti importanti, in cui siamo chiamati a metterci in ascolto attento, aperto. È il messaggio con cui ci invita a seguirlo, anche affrontando le peggiori prove, le più impervie salite. Abbiamo una certezza, però: lui è con noi. E con noi nei momenti più difficili, in quelle tempeste della vita difficilmente evitabili, e sarà con noi anche davanti alla prova suprema, quella a cui nessuno può sottrarsi, la morte. E con serenità viene a dirci quelle parole di consolazione: «Risorgerà».

Signore Gesù,
fa’ che sappiamo ascoltarti
anche nei momenti duri
del nostro cammino
e possiamo trovare consolazione
nelle tue parole d’amore per noi.

Due strade

Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno.

La grandezza secondo il mondo non è la grandezza del Regno dei cieli. Gesù ci insegna che chi è grande serve il fratello.
Si è grandi non perché abbiamo denaro o potere, ma perché riconosciamo che abbiamo ricevuto tanto dalla vita, e il “tanto” non sono le cose materiali, ma le persone attorno a noi, l’amore che ci circonda. La nostra famiglia, gli amici. E allora tutto questo, che è un dono, lo possiamo mettere a servizio degli altri.
Il mondo insegna che chi è grande in senso materiale è padrone ed esige di essere servito, ammirato. Sono due modi di impostare la vita: o metto il mio io al primo posto o metto l’altro. O le ricchezze o l’amore. O il profitto o l’altruismo. Sta a noi scegliere la strada giusta.

Signore,
vorrei non essere sempre io
il centro di tutto,
ma non è facile sapersi mettere da parte
e far posto al fratello più piccolo o debole.
Insegnami tu allora
a fare spazio a chi è sempre in disparte
perché si sente inferiore
o perché non sa osare.

Traboccante

Gesù disse ai suoi discepoli: «Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio».

“Makrothymia” è una parola greca che esprime molto bene l’atteggiamento di Dio nei nostri confronti. Il Padre è misericordioso, cioè ha un cuore “largo”, è longanime perché non si stanca di aspettare il nostro perdono. Il Padre ha un cuore “makro”, “grande” perché dentro di lui ci possiamo stare tutti! Allora seguiamo anche noi l’invito di Gesù e impariamo ad allargare il cuore, ad allenarlo a guardare la realtà. noi stessi e gli altri con il misericordioso sentire in grande di Dio, la sua benevolenza e il suo amore.

Padre misericordioso,
aiutami ad avere un cuore grande
almeno un po’ come il tuo…
e riempilo di benevolenza verso gli altri
senza giudizi né condanne.
Fa’ che mi abitui piano piano
a “sentire in grande”
e a vivere
donando senza misura il mio amore.

La bellezza

Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime…

Per la prima volta gli apostoli vedono Gesù nella sua bellezza, vanno oltre, scoprono, affascinati, lo splendore di Dio. Una cosa è certa: se non incontriamo la bellezza di Dio, non riusciremo mai a consegnarci a lui, definitivamente. Ad alcuni accade come Abramo e come agli apostoli: prima vivono la gloria e la bellezza, poi affrontano la croce. Altri, come Simeone, vivono tutta la vita sulla croce per poi incrociare lo sguardo della bellezza di Dio. La nostra quaresima è anche questo: attesa. Senza bellezza non possiamo vivere. Lo sappiamo. Bellezza della natura, bellezza dell’arte, bellezza dei gesti e dell’affetto degli amici. Bellezza che ci porta, in qualche modo verso Dio. La conversione alla bellezza è improvvisa. A noi di guardarci intorno e scoprire la bellezza di Dio per giungere anche noi, infine, a vedere solo più Gesù nella nostra vita, e noi assieme con lui. La bellezza convertirà il mondo. E noi, suoi fragili discepoli, siamo spinti a vivere nella bellezza della relazione e della verità, della compagnia agli uomini e della Parola, per dire e dare ai nostri fratelli uomini la speranza di una Presenza che ancora si deve svelare nella sua totalità.

Insegnami, Signore, ad amarti
nell’ascolto della tua Parola
e a custodire nella memoria la tua presenza luminosa.