Certo che i pensieri del Padre, in Gesù suo Figlio, sono, davvero molto diversi dalle nostre logiche, dai nostri pensieri, spesso finalizzati a un tornaconto personale. La nostra “giustizia” non è la sua, e non è certo facile da accogliere: il suo è amore gratuito, di quelli che non chiedono niente in cambio. Domandiamoci: il nostro dare vive sui sentieri della donazione senza ricerca di ricompensa e senza discriminazione verso le persone?
O Padre, che fai sorgere il sole sui buoni e sui cattivi, fai piovere sui giusti e gli ingiusti, insegnaci a donarci gratuitamente, come discepoli del tuo Figlio Gesù
L’amicizia, l’empatia, la capacità di entrare in sintonia con gli altri, ciò che chiamiamo “fraternità”, sono uno dei tanti doni che riceviamo da Dio, ma sta a noi saperli coltivare, prendercene cura, far sì che non siano infruttuosi e soltanto delle teorie scarsamente applicabili. Per fare ciò, dobbiamo per prima cosa lavorare su noi stessi, sul nostro orgoglio, sulla pazienza che a volte ci manca, sulla capacità di sopportazione, ed essere capaci di fare il primo passo per riconciliarci, nelle tante situazioni di conflitto che ci si presentano nella vita quotidiana. E, a sorpresa, saremo noi per primi a trarne beneficio.
Signore, concedimi il dono della fraternità, perché ogni mio gesto sia espressione della tua bontà. Fa’ che il mio cuore sia sempre aperto alla ricerca del vero bene, pronto alla riconciliazione e al perdono. Fa’ che viva in pace con tutti.
«Chi cerca trova»! Quante volte ce lo siamo sentito dire quando abbiamo perso qualcosa! In realtà la ricerca è un po’ come il motore che accende la vita, la rende bella, divertente e gioiosa. Non ci si annoia se diventiamo degli esploratori. Sì, ma cosa stiamo cercando davvero? Qualcosa di buono quando abbiamo fame, di bello che renda piacevole la nostra vita, qualcuno che ci sia amico e ci consoli quando siamo tristi. Ma da dove cominciare? Ecco il segreto: «Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro».
Padre, tu che ci doni ogni cosa buona quando te la chiediamo con semplicità e umiltà, non farci mai mancare la voglia di cercare il bene, il bello e il buono per la nostra vita. Insegnaci a volere per gli altri ciò che desideriamo per noi, condividendo con i nostri fratelli ciò che ci è donato ogni giorno.
Quante volte, per poter credere, vorremmo avere un “segno” dall’alto! Ma è il Signore Gesù che sazia la nostra fame di segni. Egli stesso, che nel suo itinerario pasquale non ha opposto resistenza a chi lo colpiva, è il segno pieno e definitivo della salvezza di Dio! Invece, bramare segni di forza per prevalere sugli altri impedisce di accogliere la vita divina, dono del Crocifisso Risorto. Nelle avversità, per mezzo della fede, la nostra debolezza può paradossalmente diventare luce e forza di Dio: proprio essa diviene segno del suo amore “più grande” per noi e per gli altri.
Signore Gesù, segno che contraddici la tentazione di restituire colpo su colpo a chi ci fa del male, tu che hai vinto il male senza cedere alla sua logica di orgoglio e competizione, nella prova aiutaci a perseverare con l’invincibile bellezza e forza del tuo amore disarmato.
La preghiera: questo rapporto di amicizia con Colui dal quale sappiamo di essere amati, è il luogo dove affidiamo tutta la nostra persona al Padre, che conosce ciascuno in profondità. Possiamo parlargli come un amico, un confidente, un familiare. Chiedere consiglio, o chiedere aiuto, o semplicemente manifestare la nostra gratitudine per qualcosa di bello che ci capita nella vita. E ne abbiamo di cose belle, molto più di quanto crediamo, se solo sapessimo guardarle. Nella preghiera, Dio ci accoglie senza riserve: egli è il Padre di tutti e questa sua paternità ci rimanda al fatto che siamo tutti fratelli, e nella sua accoglienza amorevole siamo invitati a nostra volta a essere accoglienti dell’umanità intera.
Padre, aiutaci ad aprire il nostro cuore a orizzonti grandi, estesi come il tuo amore, dove la fraternità sia accoglienza vissuta.
Gesù non ci chiede di fare qualcosa per lui, sa benissimo che non ne saremmo capaci, saremmo presi da timore come davanti a una persona importante. Ci chiede invece di guardare ai piccoli, a chi è nel bisogno, a causa del lavoro, la casa, la salute, il colore della pelle, a chi ha fame, sete di una vita dignitosa, a chi non ha da difendersi, come i piccoli appunto. Gesù ci chiede di fare qualcosa per loro, perché sono nostri fratelli, indifesi e bisognosi. Facendo un gesto di attenzione a questi “piccoli”, l’avremo fatto a lui.
Signore Gesù, tu che hai amato i piccoli e gli umili, insegnami a non mettere i miei bisogni al primo posto, ma a guardare con i tuoi occhi chi mi sta accanto. Aiutami a riconoscere la sofferenza inespressa dei fratelli, metti nel mio cuore l’inquietudine e il desiderio di far felici gli altri
Gesù inizia la sua vita pubblica nel deserto. Va nel deserto dopo il battesimo, sospinto dallo Spirito. Solo i credenti, i battezzati, coloro che cercano ancora e meglio Dio, sanno sentire lo Spirito e spingersi nel deserto. Lo Spirito ci spinge nel deserto, quando la nostra vita di credenti scricchiola, vacilla, si stanca, o, peggio, si siede. Il credente va nel deserto, perché nel deserto si riscopre fuggiasco, pellegrino, viandante. Il deserto è nel nostro cuore, perché nel deserto possiamo avvertire la sottile e silenziosa presenza di Dio. Marco ha una curiosa annotazione: stava con le fiere e gli angeli lo servivano. Nel deserto, quando gettiamo le maschere, quando ci mettiamo in gioco, quando siamo tentati dall’avversario, siamo assaliti dalle fiere. L’orgoglio, l’invidia, la rabbia, la blasfemia, la violenza abitano in noi, sono accovacciati in un angolo della nostra interiorità. È ingenuo pensare di non esserne sedotti, è cristiano scegliere di lasciarli fuori dalla porta. Il discepolo sa di non essere migliore dei non credenti, vuole solo essere più vigile!
Gesù, tu che, tentato nel deserto, hai confermato il tuo essere Figlio di Dio, aiutami a non lasciarmi sopraffare dalla fame di voler essere ciò che non sono. Sii mio compagno di viaggio, la Parola che nutre, la luce che illumina.
Anche noi, come Levi, possiamo sentirci sperduti tra la gente che affolla le strade del mondo, bloccati da una serie di cose, le solite e sempre uguali, che dobbiamo fare ogni giorno, incapaci di capire il senso di una vita apparentemente così piatta. Gesù ci chiama per nome, ci sorprende nel quotidiano, ci svela il senso che unifica e direziona il nostro cammino: il suo amore rende unica, irripetibile e grande la nostra vita, per quanto banale e insignificante a volte ci possa sembrare.
Signore Gesù, tu mi chiami e mi sorprendi nell’anonimato del mondo e della storia mostrandomi quanto mi hai amato nella tua vicenda pasquale e invitandomi a vivere del tuo stesso amore. Che io ti senta chiamarmi, ti veda salvarmi, e soprattutto ti segua amando come tu per primo mi hai amato.
Quando è troppo tempo che non incontriamo una persona che amiamo, ne sentiamo la mancanza, si percepisce un vuoto interiore, e questo vuoto aumenta il desiderio di colui che ricerchiamo. Lo sguardo di Gesù, l’amico assente-presente, che dimora in noi, a volte è abbassato, sembra non guardarci, non essere lì con noi. Ma non è mai così. Sono occhi bassi, ma nelle sue lacrime se ne può scorgere la luminosità che sempre dona speranza alla nostra vita.
Signore Gesù, aiutaci a scoprirti dentro di noi, come presenza di uno sguardo che abbraccia la nostra esistenza per essere a nostra volta annuncio di speranza.
Oggi c’è la tentazione di possedere, di avere sicurezze per la nostra vita, guadagnare a tutti i costi, guadagnare il mondo intero, anche sacrificando quello che è di tutti. Al contrario, ciò che riempie il cuore, ciò che ci fa ricchi non è quello che togliamo ai nostri fratelli, ma quello che sappiamo donare a loro. Il motivo che ci fa agire così è l’incontro con Gesù, il fascino della sua proposta, la gioia di seguirlo. Ciò che si scarta perché non sembra essere utile e dare un profitto o un guadagno immediato è proprio ciò che può diventare via per la salvezza.
Signore Gesù, insegnami a fare il bene anche là dove ho paura di rischiare. Insegnami a perdere la vita come hai fatto tu. Fa’ che il mondo non vada in rovina, e che il tuo essere venuto tra noi e l’amore che ci hai dimostrato capovolga gli interessi umani verso una via di salvezza.